A circa 6 km da Otranto, si trova Porto Badisco, un luogo da cartolina dove la costa rocciosa e selvaggia è baciata da un mare turchese, con sullo sfondo la verde macchia mediterranea tipica del luogo. Qui, dove si pensava fosse sbarcato Enea, sorge la Grotta dei Cervi, un vero e proprio tempio della preistoria.
Tracce del Neolitico nel Salento
In Europa, la Grotta dei Cervi è uno dei luoghi di maggiore interesse storico e artistico relativamente al periodo Neolitico, grazie alla presenza all’interno della stessa di uno straordinario ciclo pittorico risalente a 8.000- 5.000 anni fa.
La grotta, immersa in una distesa di uliveti, fu scoperta da un gruppo di speleologi di Maglie negli anni 70 quasi per caso. Secondo la tradizione orale, un componente della spedizione, in un momento di riposo, si ritrovò a scavare là dove percepì una corrente d’aria. All’improvviso spuntò una vipera, ma egli continuò a scavare fino a scoprire quella che il National Geographic ha definito come la “Cappella Sistina del Neolitico”.
La meraviglia di questo complesso carsico, formato da tre corridoi, a circa 26 metri di profondità, sta nei circa 3000 pittogrammi e graffiti, realizzati in ocra rossa e guano di pipistrello: sono rappresentate quelle scene di caccia, con cervi e ominidi dotati di arco e frecce, che hanno dato il nome alla grotta; si possono ammirare figure di donne e bambini, utensili quali otri o vasi, gruppi di persone viste dall’alto e oscuri simboli magico-religiosi.
L’area più suggestiva è quella dove si trovano numerose impronte di mani impresse sulla roccia: sembrano mani di bambini che paiono voler toccare chi le osserva o essere state lasciate per dare un segno della loro presenza.
È difficile interpretare ogni simbolo e darne una chiara spiegazione, per cui è importante considerare che, molto probabilmente, la grotta è stata per un periodo una casa per l’uomo preistorico, per poi divenire una sorta di luogo di culto; pertanto, questi pittogrammi sono espressione di un linguaggio ideografico usato dall’uomo antico per comunicare concetti astratti.
La figura oscura della Grotta dei Cervi
L’impronta più ricorrente all’interno della Grotta dei Cervi è in assoluto la spirale, simbolo di rinascita e di vita legato alla Madre Terra.
Lo stesso simbolo è presente in quella che è diventata la figura simbolo di questo sito, cioè lo sciamano danzante o scimmia. Il dubbio nasce dalle sembianze umane dell’immagine che però di antropomorfo, a ben guardare, ha davvero poco: ad esempio, si può ben vedere una coda che ricorda una scimmietta o addirittura una figura mitologica.
Ed ecco in basso le spirali che, come due serpenti che si muovono sinuosi verso l’alto, si intrecciano a formare quasi un cuore. Non sorprende che in questa immagine sia stato visto da molti un collegamento con il tarantismo ancestrale insito in questa terra, tanto che oggi è visto come il simbolo del Salento.
Se alcune teorie vedono in questa figura una divinità, altri studiosi vi vedono addirittura il profilo di Porto Badisco trasferito su pietra. Qualunque ne sia il significato, si tratta del pittogramma simbolo di una pagina straordinaria scritta dall’uomo preistorico e giunta intatta fino ai giorni nostri.
Fonte Immagine: www.grottadeicervi.com