Molte sono le località vanto della terra salentina: tutte sono incastonate in un’incantevole cornice naturalistica, senza dimenticare la storia intensa che impernia ogni borgo.
Tra i luoghi dove la presenza dell’uomo è assai minima c’è sicuramente Porto Selvaggio, vero gioiello incontaminato, dove madre natura regna sovrana.
Un patrimonio naturalistico da tutelare
Porto Selvaggio si affaccia sulla costa ionica a soli 24 km dalla cosiddetta “città bella“, Gallipoli, e a circa 10 km da Nardò di cui è una marina.
È stato dichiarato uno dei luoghi da salvaguardare per la sua straordinaria bellezza e in particolare per la flora e fauna, soprattutto l’avifauna migratoria: non stupisce che nel 2006 sia stato istituito il “Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano“.
Visitando il parco ci si ritrova immersi nella verdeggiante macchia mediterranea e in fitti boschi di pini di Aleppo, di lecci e di acacie, senza contare il profumato sottobosco costituito da menta, mirto, asparago selvatico e limonio salentino.
Con un pò di fortuna, inoltre, si ha la possibilità di incontrare donnole e merli, sfuggenti ricci, volpi e camaleonti: non si dimentichi inoltre che i fondali, ben visibili dalle acque trasparenti, sono ricchissimi di specie biologiche marine tutte da scoprire tramite immersioni o praticando snorkeling.
La Baia di Porto Selvaggio
Il parco occupa circa 1100 ettari di cui ben 300 caratterizzato da una fitta pineta, senza ovviamente dimenticare la fascia costiera, lunga 7 km e compresa tra Torre dell’Alto a sud e Torre Uluzzo a nord, dove a lidi sabbiosi si alternano scogliere frastagliate.
Il simbolo del parco è la piccola e pittoresca baia di Porto Selvaggio, raggiungibile percorrendo un viottolo in discesa ed immerso nella natura: la spiaggetta, abbracciata da scogliere punteggiate da vegetazione quasi come fosse un anfiteatro naturale, è costituita da ciottoli e baciata da acque cristalline.
Qui l’acqua è particolarmente fresca grazie alle sorgenti sotterranee, proprie di un territorio carsico quale la costa pugliese, che sfociano in questo tratto di mare dove all’acqua salata si fonde quella dolce, donando così refrigerio anche nelle giornate più torride.
Tra storia e leggenda: viaggio in questo territorio
I ruderi di Torre Uluzzo sovrastano l’omonima baia, molto frequentata dagli amanti dei tuffi che approfittano delle alte scogliere, ma soprattutto nota per la presenza della “Grotta del Cavallo“: si tratta questo di un importante complesso paleolitico dove sono stati rinvenuti antichissimi resti dell’Homo Sapiens e di grandi mammiferi viventi almeno 35.000 anni fa quali equidi, cervidi e bovidi.
Siti di interesse archeologico sono anche Serra Cicoria, custode di resti legati al neolitico, e la Grotta di Capelvenere, ricca di testimonianze legate alle civiltà messapica, romana e medioevale.
La bellezza del luogo ha incentivato storie di misteri e di leggende quali quella del duca Acquaviva che nel 1540, per sfuggire all’assalto dei turchi, tentò di rifugiarsi presso la Torre dell’Alto, sita su uno sperone roccioso, oggi noto come “il Dirupo della Dannata“.
Ma mentre varcava il ponte, questo crollò e da allora si racconta che le sorgenti che sfociano in questo tratto di mare non siano altro che le tristi lacrime versate dal duca prima di precipitare.