Il grande evento del 16-18 Gennaio che coinvolge tutta la nostra Penisola è frutto di antichi racconti e testimonianze che narrano la vita e le opere di Sant’Antonio Abate, uomo di fede e anacoreta che influenzò la vita e le abitudini di molti fedeli e rappresentanti della Chiesa Cristiana. Nato intorno al 250 d. C. in Egitto, all’età di ventuno anni abbandona le sue terre per vivere una vita da eremita.
La sua immagine, nelle raffigurazioni e nei dipinti, viene affiancata da un maiale, simbolo delle tentazioni carnali, e da un bastone a “T” che indica “TAU”, la 19° lettera dell’alfabeto greco. La sua storia e le sue vicende sono narrate da Sant’Atanasio, suo discepolo e sostenitore, il quale contribuì a far conoscere la figura del Santo in tutta la chiesa. Il distacco dalla vita terrena e la scelta di una vista ascetica e solitaria ha fatto di Sant’Antonio Abate un simbolo di austerità e di sacrificio. Visse per circa ottanta anni in solitudine fino alla sua morte, avvenuta nel 356 d.C.
La leggenda del Santo
L’iconografia tradizionale dipinge Sant’Antonio Abate circondato da donne seducenti e provocanti, oppure, come lo raffigura il pittore francese Paul Cesanne, da animali domestici come il maiale, di cui è il santo protettore.
La leggenda narra che il Santo scese nelle profondità dell’inferno per liberare i peccatori dal fuoco ed è in suo onore, quindi, che tutta Italia ricorda e lo festeggia accendendo un grande falò, come quello di Novoli, o indicando il 17 Gennaio come la data di inizio ufficiale del Carnevale, come in Sardegna.
Perché Sant’Antonio è associato all’allevamento dei maiali?
Le sue reliquie arrivarono in Francia dove fu costruita una chiesa in suo onore. I fedeli dell’epoca si rivolgevano al Santo per guarire dall’ergotismo canceroso, un morbo che causava fortissimi bruciori dovuti ad una sostanza contenuta nella segale. Per questa ragione nel paese di Saint-Antoine di Viennois (nome dato in onore del Santo) fu costruito un ospedale e il Papa accordò alla popolazione di allevare maiali per uso proprio, il cui grasso alleviava i bruciori dovuti alla presenza di quello che oggi viene comunemente chiamato “Fuoco di Sant’Antonio” (herpes zoster).
Novoli e la Fòcara.
La tradizione vede il paese ravvivarsi dal 16 al 18 Gennaio, con l’accensione della Fòcara, banchetti street food e musica dal vivo.
L’evento ha raggiunto ormai fama mondiale ed ogni anno da tutto il mondo il paese pullula di turisti e di curiosi, tutti in trepidante attesa per assistere al più grande falò di Italia. Viene, così, onorato il Santo Patrono del borgo di Novoli, provincia del capoluogo salentino, in un insieme di miti e tradizioni religiose profondamente sentite dalla popolazione novolese.
Tre giornate all’insegna del culto religioso vedranno il giorno 16 Gennaio l’accensione del falò, seguita dal 17, giorno clou della festa, con la benedizione degli animali domestici.
Il 18 Gennaio la “festa te li paesani” conclude queste tre giornate ricche di musica, tradizione religiosa e folkloristica, ed enogastronomia tipica salentina.
Per sentimento religioso o per semplice curiosità, è un evento assolutamente da non perdere.